Nella notte di Pentecoste, un centinaio di membri della nostra famiglia religiosa ha partecipato, insieme a più di 80.000 tra giovani, adulti e anziani, al 41º pellegrinaggio di Macerata – Loreto.

Questo pellegrinaggio ebbe origine nel 1977, a partire da un’esperienza di alcuni giovani pellegrinando a Czestochowa – l’altra Madonna Nera. Essi proposero al loro professore di religione, Don Giancarlo Vecerrica, attuale amministratore apostolico della diocesi di Fabriano-Matelica, di fare qualcosa di simile qui in Italia. Il sacerdote esortò i suoi studenti a mettersi in cammino verso la Santa Casa a Loreto, come i pellegrini tradizionali, facendo un gesto di fede e di sacrificio. Fu così che l’anno seguente nella notte tra il 17 e il 18 giugno effettuarono il pellegrinaggio con 300 studenti, sotto la pioggia e sotto la protezione della Santissima Vergine Maria, alla Santa Casa a Loreto, di ringraziamento e di supplica alla fine dell’anno scolastico.

Il punto di arrivo di questo pellegrinaggio è particolarmente significativo: per la nostra provincia, poiché siamo proprio sotto il patrocinio di Nostra Signora di Loreto, e per la nostra famiglia religiosa, perché il Santuario custodisce gran parte della casa dove visse la Madonna a Nazareth. Di fatto, entrando in questa casa, è scritto con lettere grandi Hic Verbum Caro Factum Est, “qui il Verbo si è fatto carne”.

Si è iniziato il pellegrinaggio con una Santa Messa nei primi vespri di Pentecoste vegliando tutta la notte per la pronta venuta dello Spirito Santo; si sono diretti poi verso uno dei Santuari Mariani più importanti, verso la casa dove il Signore assunse – e con questo signoreggiò – tutto l’autenticamente umano.

Non sono mancate situazioni difficili, perché hanno lottato contro il sonno, il dolore di gambe, dei piedi ecc. E’ stato molto edificante vedere come molti dei nostri religiosi, alle quattro della mattina, con le gambe, i piedi e la schiena che facevano male, rimanevano indietro per aiutare i pellegrini che avevano più difficoltà e come i sacerdoti erano disponibili ad ascoltare le confessioni. Non dubitiamo dei frutti che ha portato e porterà questo apostolato fatto con sacrificio, perché, come dicono le nostre costituzioni: «Per noi il lavoro pastorale è croce» e ancora, «I religiosi … devono essere convinti che la migliore forma per sviluppare un apostolato efficace è l’unione più stretta con il Verbo Incarnato e l’amore alle anime fino all’eroismo della donazione senza riserve»(Direttorio di Spiritualità n. 204).

Ma anche se il pellegrinaggio ha avuto la sua quota di sacrificio, è stato segnato principalmente da una grande allegria. C’è stata una vera carità tra i pellegrini, un clima di preghiera con cui alzavano suppliche al Signore per moltissime intenzoni: hanno recitato i 20 misteri del rosario, le Litanie dei Santi, le Litanie Lauretane, hanno cantato per tutto il cammino inni alla Madonna e quando giungeva la stanchezza erano preparate piccole o grandi consolazioni, come i flambeau che hanno portato in processione, fuochi d’artificio quando stavano quasi per arrivare a Loreto, e in un luogo era esposto persino il Santissimo Sacramento, perciò hanno intonato il Tantum Ergo e le Litanie corrispondenti e all’arrivo a Loreto hanno avuto la grande gioia di essere ricevuti da nostra Signora, che li aspettava ornata da centinaia di fiori.

Ma la gioia più grande è stata che quest’anno è stata presente la Famiglia Religiosa, e per questo  si è iniizato questo pellegrinaggio non solo con una Messa, ma anche lo si è terminato con una Santa Messa. Perchè lì hanno  potuto unire il loro sacrificio al Sacrificio per eccellenza e rallegrarsi e ringraziare Dio per tutto ciò che Egli ha dato a ognuno in questo pellegrinaggio, il quale, come ha predicato P. Jesús Segura IVE, “Dio non si lascia vincere, noi abbiamo dato qualcosa a Dio, ma Egli ci ha dato molto di più”.

Dopo l’altra parte della casa, che si trova a Nazareth, non si può immaginare miglior posto per chiedere «il dono di far sì che ogni uomo sia “come una nuova Incarnazione del Verbo”»(Costituzioni n. 31) e che non ci sia migliore opportunità per chiedere a Dio di essere fedeli al nostro carisma, di poter «lavorare, con somma docilità allo Spirito Santo e dentro il modello di Maria, col fine di insignorire per Gesù Cristo tutto l’autenticamente umano, anche nelle situazioni più difficili e nelle condizioni più avverse» (Costituzioni n. 30). Che la Madre del Verbo Incarnato ci guidi e ci conceda questa grazia.